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Immagine del redattoreStefano Calvetti

I campioni dei CEO nella vita selvaggia: La natura insegna leadership

Quante volte, nella vita quotidiana, usiamo metafore con animali o piante per riferirci a virtù o abilità particolari? Ad esempio, “avere la vista come un’aquila” oppure “essere forte come un leone” o anche “resistere come una quercia”.


Come (quasi) sempre, la saggezza popolare ci permette di osservare il mondo da altre prospettive e di fornici qualche spunto di riflessione, soprattutto se ci fermiamo un attimo a capire il senso di quella frase e da dove essa derivi. Ora, gli esempi che ho fatto sono abbastanza semplici, ma sono sufficienti a indicarci come non così difficile trovare avere una fonte ispirazione quando ne abbiamo bisogno.


Lo stesso paradigma può essere portato anche nella leadership, soprattutto se consideriamo le mille sfaccettature che questo concetto porta con sé e la moltitudine di esempi che possiamo vedere in natura. Ad esempio, la grande maggioranza di voi avrà già associato il lupo alla parola leadership.

Un collage di foto di animali e piante, tra cui leoni, squali, api, uccelli, elefanti, orsi polari, pinguini, alberi, farfalle, bruchi, formiche, camaleonti e molti altri
Piante e animali incorporano apprendimenti millenari sulla leadership

Noi esseri umani spesso associamo la leadership a una posizione o a un ruolo, ma la natura ci mostra che la leadership è basata su un ecosistema di collaborazione, adattabilità e consapevolezza. È una danza tra guidare e seguire, tra forza e vulnerabilità, tra essere resilienti e adattarsi.


Guardando al mondo animale ed a quello vegetale, possiamo ricavare lezioni che non sono teoriche, ma sostanzialmente pratiche e hanno brillantemente superato la prova del tempo. Quello che noi non vediamo oggi, infatti, è stato filtrato dalla selezione naturale. Come leader, nella nostra vita sia personale e sia professionale, se possiamo comprendere ed attingere da queste storie di successo, possiamo affrontare le nostre sfide in modo più efficace e guidare con una visione e uno scopo che si allineano non solo con gli obiettivi organizzativi o personali, ma con l’essenza della vita stessa.


In questo post, ci divertiremo ad esplorare qualche semplice esempio presente in natura da cui possiamo trarre ispirazione per essere dei leader migliori, nei confronti di noi stessi così come di altri.


Autoconsapvolezza

Non potevamo che iniziare da qui. Del resto, in molti altri post ho ribadito come l’autoconsapevolezza sia il punto di partenza per una leadership di successo. Sono abbastanza numerosi gi animali che possono prendere coscienza di chi realmente siano. Un esempio è la gazza, uno dei pochi non-mammiferi che ha mostrato di riconoscere sé stessa allo specchio. La gazza è in grado di assumere comportamenti autodiretti (ossia “il processo che vede il soggetto in una posizione attiva rispetto alle conoscenze ed esperienze che sperimenta” – fonte Wikipedia) e di riconoscere se sul proprio corpo ci sono elementi esterni, agendo per rimuoverli. Ecco perché la gazza è il perfetto esempio di autoconsapevolezza e della capacità di auto-osservazione e miglioramento personale. E’ chiaro che per gli esseri umani problema non è capire se la maglietta che abbiamo è sporca, quanto piuttosto quello di individuare i nostri punti deboli e i settori ciechi del nostro comportamento, mettendo in atto azioni concrete per migliorare quegli aspetti.

Una gazza europea è su un ramo e guarda in alto
La gazza europea è capace di mostrare molta autoconsapevolezza

Intelligenza emotiva

Sì, anche tra gli animali ci possono essere esempi di intelligenza emotiva, di certo non sviluppata come può esserlo nella razza umana. Prendiamo, ad esempio, l’elefante. Oltre ad essere in grado di maturare autoconsapevolezza come la gazza, l’elefante è in grado di avere empatia per gli atri esemplari della stessa specie. Se un elefante è in pericolo, altri accorrono ad aiutarlo. Oppure, tutto il branco si riunisce intorno ad un neonato e lo accoglie con manifestazioni di gioia. Le capacità sociali dell’elefante, altra caratteristica dell’intelligenza emotiva, sono notoriamente sviluppate. Gli elefanti vivono in branchi con solide strutture gerarchiche matriarcali, anche abbastanza complicate. Il loro linguaggio, inoltre, è composto dai suoni emessi tramite la proboscide, movimenti del corpo e anche segnali sismici. Un altro elemento da osservare negli elefanti è l’autocontrollo. Sono animali notoriamente pazienti, soprattutto quando hanno a che fare con gli esemplari più giovani. Infine, sanno alimentare la propria motivazione attraverso curiosità, capacità di risolvere problemi e determinazione. Insomma, se hai bisogno di capire come accrescere la tua intelligenza emotiva, osserva e studia un elefante!

Immagine di un branco di elefanti nei pressi di uno specchio d'acqua
Gli elefanti sono i campioni dell'intelligenza emotiva nel regno animale

Adattabilità

No, il migliore esempio di adattabilità non è il camaleonte, ma i batteri. Per prima cosa, i batteri sono ovunque. Si adattano alle condizioni di qualsiasi ambiente dove si trovano ed evolvono in modo da garantire la proliferazione di altri esemplari in maniera incredibilmente veloce. Questo, ad esempio, li rende immuni anche agli antibiotici soprattutto se il trattamento ha una durata prolungata nel tempo. La resistenza viene trasmessa facilmente da un batterio ad un altro attraverso il passaggio diretto di materiale genetico. Insomma, purtroppo per gli esseri umani, i batteri sono decisamente il sinonimo di adattamento. Noi, come loro, dobbiamo imparare ad adattarci anche in situazioni difficili, trovando il modo di prosperare. Del resto, l’adattabilità (e la curiosità) è proprio uno di quelle caratteristiche che ha permesso all’homo sapiens di evolvere ed arrivare dove siamo arrivati oggi.

Una immagine al microscopio di batteri
Purtroppo per noi, i batteri sono molto adattabili

Resilienza

La palma da dattero è il nostro campione di resilienza e non lo dico solo io. Infatti, la FAO ha indicato questa specie come il simbolo di civilizzazione e resilienza. L’albero riesce a proliferare negli ambienti più ostili della terra, come le aree desertiche dove non l’acqua scarseggia e il suolo è particolarmente salino. Nonostante questo, la pama da dattero non solo sopravvive a condizioni proibitive, ma prospera e dà frutti, fornendo sostentamento ad animali e popolazioni che vivono nell’Africa settentrionale ed in Medio Oriente che sfruttano l’albero nella sua interezza: frutti, foglie, tronco, semi. Un’altra caratteristica rende la palma un perfetto esempio di resilienza: anche se un albero è danneggiato, i suoi germogli possono essere ripiantati garantendo una crescita continua e nuove generazioni di alberi. Resilienza è proprio la capacità di assorbire uno shock e di rimettersi subito in marcia, adattandosi subito alle nuove condizioni. Penso che pochi essere umani possano considerarsi resilienti come una palma da dattero.

Un'immagine ravvicinata delle foglie e dei frutti della palma da dattero
Le palme da dattero sono in grado di prosperare anche in condizioni difficili

Cooperazone e lavoro di squadra

Molti di voi avranno visto il film Disney “Alla Ricerca di Nemo” e si ricorderanno che Marlin e Nemo sono due pesci pagliaccio che vivono in un anemone. Anche nella realtà il rapporto tra questo tipo di pesci e di invertebrati marini è l’esempio perfetto di cooperazione e lavoro di squadra. Per prima cosa, le due specie si proteggono a vicenda. L’anemone è velenosa per i predatori dei pesci pagliaccio e questi ultimi difendo l’anemone dagli attacchi di pesci come il pesce farfalla. Anche sulla nutrizione c’è grande intesa, visto che i pesci pagliaccio mangiano i resti delle vittime dell’anemone che a sua volta beneficia dei rifiuti prodotti dai propri ospiti. E se il pesce pagliaccio fornisce servizi di pulizia, l’anemone offre loro il nido perfetto. Insomma, c’è grande intesa nelle barriere coralline. Una intesa che noi spesso – o quasi sempre – abbiamo difficoltà a trovare nell’ambito del nostro team o della nostra comunità. Eppure, tutti potrebbero beneficare di un lavoro di squadra più sinergico.

Un'immagine di due pesci pagliaccio che nuotano tra i tentacoli di un anemone viola
Il pesce pagliaccio e l'anemone sono l'esempio perfetto di cooperazione e lavoro di squadra

Penso che questo elenco possa andare avanti ancora per molto. Ad esempio, il bruco che poi diventa farfalla è sinonimo di trasformazione. Oppure, le foreste pluviali sono il perfetto esempio di auto-sostenibilità e attento impiego delle proprie risorse. L’obiettivo di questo post, però, non è quello di scrivere una enciclopedia di animali e piante e di evidenziarne cosa li rende esemplari da un punto di vista di leadership e di leadership personale. Questo lavoro lo lascio fare a gente che, in questo settore, ne sa certamente più di me come Alberto Angela o David Attenborough.


L’obiettivo è invece quello di offrire una prospettiva diversa sulla leadership e su cosa serva per essere un buon leader. Una prospettiva che parte proprio dall’osservazione della natura. Perchè, in fondo, Madre Natura ha formato i propri campioni di leadership attraverso l'evoluzione per milioni di anni, perfezionando strategie e sistemi che hanno raggiunto grandi livelli di armonia, crescita e resilienza.


La chiamata è chiara: guidiamo come fa la natura, con equilibrio, lungimiranza e un impegno incrollabile per il bene superiore.


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