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  • Immagine del redattoreStefano Calvetti

I tre pilastri della leadership

Nel corso delle mie conversazioni sulla leadership per il podcast “When Leaders Talk” a delle sessioni di coaching, invito sempre i miei interlocutori a darmi la loro definizione di leadership. Non so quante ne ho raccolte sino ad ora, ma sono tutte fondamentalmente corrette. Ognuna descrive una prospettiva diversa della leadership: da quella della fiducia, a quella dell’influenza, passando per concetti come rispetto, competenza, autenticità e molto altro.


Devo dire che sino ad ora sono sempre stato molto cauto nel trovare e dare una mia definizione. E forse ancora adesso ho difficoltà a dire cosa per me è la leadership. Ogni volta che ci provo, la mia definizione diventa troppo articolata e lunga: sono tanti gli attributi che do alla leadership e tutti ugualmente importanti. Ho capito, allora, che per me la leadership non può ricadere in una definizione succinta. La mia visione di leadership si sviluppa in un concetto, in una idea modellata su tre pilastri fondamentali: il leader, la sua visione, il suo sistema di riferimento.

Tre pilastri con prospettiva dal basso in una giornata chiara e luminosa. Sullo sfondo si vede il mare e una barca a vela. Il disegno ha lo stile di Van Gogh.
Il leader, la visione e il sistema di riferimento sono i tre pilastri della leadership

Per spiegare meglio questa mia idea, userò la metafora – non troppo casuale - del viaggio della vita come una traversata oceanica. Ecco che il leader diventa una barca a vela, la visione si trasforma nel porto di destinazione, e il sistema di riferimento è la bussola.


La nave

Non so se avete mai vissuto l’esperienza di salire su una barca a vela. Come nel caso degli esseri umani, ogni natante è diverso dall’altro, anche quando sono modelli simili. Un leader è come una barca a vela, unica e costruita con materiali e tecniche specifiche che ne determinano le caratteristiche. Alcune barche sono veloci ma delicate, altre sono robuste ma meno agili. Ognuna ha le sue debolezze, i suoi punti di forza, i suoi piccoli segreti. E ovviamente lo stesso vale anche per i leader. Non ho mai avuto due capi che fossero uguali, anche se si ispiravano ai medesimi principi. Parliamo anche di competenze, sì, e poi di punti ciechi, dei sabotatori interni che ogni leader deve imparare a gestire e di molto altro, dello stile di comunicazione, dell’autenticità, etc.. Quando iniziamo la navigazione sulla nostra barca a vela, salpiamo con tutto questo bagaglio di caratteristiche, alcune più evidenti e altre meno, che fanno di un leader più o meno capace rispetto ad un altro. Questo scenario diventa ancor più articolato se pensiamo che, cambiando le condizioni a contorno, cambia anche il rendimento di un leader. Non c'è un modello unico per essere un leader di successo, ma la consapevolezza di ciò che sei è il primo passo per navigare con sicurezza.


Per fare un esempio pratico, io sono una persona che ha sempre amato avere il controllo della situazione. Il mio punto di forza è quello di essere abbastanza assertivo e di mantenere un forte autocontrollo anche in situazioni difficili. Il mio punto debole sono invece la testardaggine e l’assoluto senso di inadeguatezza che sento quando capisco di non essere padrone della materia. Io ho dedicato molto tempo ad approfondire le caratteristiche e i limiti della mia barca a vela, ossia della mia persona. Come leader, so bene in quali situazioni riesco a dare il 100% e in quali altre, invece, sono meno efficace.


La destinazione

Il secondo pilastro è la destinazione, ossia la chiara definizione di dove il leader vuole arrivare con la sua squadra. Questo può includere obiettivi nel breve termine, come dei target di prestazione che sono concreti e facilmente misurabili. Ad esempio, per un team che lavora nelle vendite, un obiettivo potrebbe essere quello di raddoppiare gli incassi di un certo prodotto o servizio in un tempo prefissato. Poi ci sono degli obiettivi a più ampio respiro, che sono la manifestazione di un sogno. Facendo riferimento allo stesso team citato prima, in questa categoria potrebbe rientrare il progetto di diventare la migliore squadra di vendite a livello nazionale in 3 anni. E infine c’è la vera e propria visione, ossia il grande disegno che potrebbe non avere una scadenza precisa ma che guida le azioni e le decisioni del leader in ogni momento. Ad esempio, il leader vuole che il team di vendite diventi un modello di riferimento a livello nazionale, non solo per la portata dei suoi risultati ma anche per le innovative metodologie implementate nel corso del tempo. Insomma, la barca si muove nella direzione indicata dal leader seguendo “il grande sogno” e facendo delle tappe intermedie. Una visione chiara e convincente non solo vi orienta, ma catalizza anche l'energia della vostra squadra, rendendo il viaggio un'avventura condivisa. Attenzione: la destinazione – per quanto sia grande ed ambiziosa, non è mai finale. Una volta raggiunto il porto desiderato, il vero leader sta già pensando a quello che verrà dopo.


Per comprendere meglio cosa intendo con questo concetto, faccio riferimento – ancora una volta, come in altri post di questo blog – a Simon Sinek che nel suo libro “Comincia dal perché” ha ben spiegato come avere in mente una destinazione si importante non solo per coordinare il lavoro di squadra, ma anche per motivare e per costruire, all’interno del team, un senso di appartenenza. Condividere con trasparenza la visione e gli obiettivi, inoltre, incrementa il livello di fiducia che la squadra ha verso il proprio capo e viceversa. In merito alla fiducia, ti invito a leggere i due precedenti articoli del blog che ho pubblicato sul sito.


La bussola

Il terzo pilastro è il sistema di riferimento: i valori, le credenze e i principi etici che guidano le decisioni del leader. Del resto, anche se hai una barca solida e sai dove andare, hai bisogno di una bussola per raggiungere la mia destinazione! I valori sono tutti quelli aspetti personali che riteniamo importanti nella nostra vita. In questa categoria possono ricadere concetti come lealtà, famiglia, rispetto, ambiente, etc. Se è importante sapere quali sono i nostri principi etici e i nostri valori, è ancora più importante rispettarli. Ah, quante volte ho visto ottimi predicatori e pessimi esempi! E questa dissonanza tra parole e pratica crea immediatamente sfiducia, demotivazione, sconforto. Quando i tempi diventano difficili, quando le tentazioni di prendere scorciatoie etiche si fanno forti, è il tuo sistema di riferimento che ti tiene sulla giusta rotta.


Un esempio di leader che era chiaramente ispirato dai propri valori è Mahatma Gandhi, leader del movimento per l’indipendenza dell’India. Gandhi ha realizzato imprese straordinarie attraverso una forma di disobbedienza civile non violenta che ha ispirato e ancora inspira milioni di persone in tutto il mondo, compresi Martin Luther King, Nelson Mandela, e molti altri. Gandhi era guidato dai valori di verità, non violenza, tolleranza e amore per tutti gli esseri umani. Credeva fermamente che la vera leadership fosse basata sul servizio agli altri e non sul potere personale ed ha detto: “Il miglior modo per trovare te stesso è perderti nel servizio degli altri”.


Oltre i Tre Pilastri

Questi sono i tre pilastri della leadership su cui ogni leader deve dedicarsi cono costanza attraverso un’attenta comprensione di sé stessi ed il miglioramento di aspetti caratteriali e di leadership che potrebbero minarne la stabilità. Una volta stabilizzati questi tre pilastri, ogni leader ha la possibilità di costruire qualcosa di ancora più grande sopra di essi. Sto parlando, ad esempio, di cultura organizzativa, resilienza e della capacità di adattarsi e innovare, altri tasselli importanti che fanno di una persona un leader di successo. Attraverso l’equilibrio di questi tre elementi, un leader non solo crea un impatto immediato ma lascia anche un'eredità duratura, influenzando positivamente generazioni di futuri leader.


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