"Non riesco a dire di no, anche se sono piena di impegni".
"Devo decidere al più presto, ma mi sembra di essere paralizzato".
"Ho tante cose da fare, ma non ho l'energia per fare nulla".
Queste sono frasi comuni di persone che potrebbero essere affette da burnout cognitivo, uno stato di esaurimento mentale, emotivo e fisico. L'impatto del burnout cognitivo trascende la persona, poiché può avere implicazioni significative anche per i team che guidiamo.
Perché soffriamo di burnout?
Molti aspetti, tra cui fattori socio-demografici, legati alla personalità, socio-ambientali e lavorativi, possono esser la causa di burnout. Ai fini di questo blog, ci concentreremo su questi ultimi.
Secondo un recente articolo della Harvard Business Review, sono sei le principali cause di burnout sul posto di lavoro:
Carico di lavoro eccessivo: carichi di lavoro costantemente pesanti, orari prolungati e un'intensa richiesta intellettuale senza pause o supporto adeguati.
Mancanza di controllo e autonomia: sensazione di mancanza di controllo sul proprio lavoro, come l'incapacità di influenzare le decisioni che riguardano il proprio lavoro. Ciò include una limitata flessibilità negli orari di lavoro e nei compiti.
Ricompense insufficienti: Le ricompense economiche, istituzionali (come i benefit) o sociali (come il riconoscimento e il sostegno) non corrispondono all'impegno e al tempo dedicato al lavoro.
Mancanza di comunità: Isolamento, conflitto o mancanza di sostegno sul posto di lavoro.
Assenza di equità: La sensazione di essere trattati in modo ingiusto, sia nella distribuzione del carico di lavoro, che nelle promozioni o nel feedback, che influisce sulla fiducia, sull'apertura e sul rispetto.
Mancato allineamento di valori e competenze: Una mancata corrispondenza tra le esigenze dell'ambiente di lavoro e i valori, le competenze e gli interessi di un individuo, che provoca una profonda disconnessione con il lavoro.
Sulla base della mia esperienza in Marina e come Coach, ho notato due ulteriori cause di burnout cognitivo, che colpiscono soprattutto i leader:
La costante connessione al lavoro, senza distinzione tra lavoro e vita privata e quindi senza tempi di riposo;
Il continuo bombardamento da un'enorme quantità di informazioni che devono essere elaborate, assorbendo energia mentale per ogni decisione che i leader devono prendere.
Cosa significa sentirsi in burnout?
Secondo "The Leadership Challenge" di James Kouzes e Barry Posner, "La leadership non è uno sprint, è una maratona". Questa analogia è adatta a comprendere come i leader e gli individui debbano imparare a gestire la propria batteria mentale per sostenere una pressione prolungata.
Prendiamo una persona che decide di fondare una startup: di solito è totalmente investita nella propria impresa, ricoprendo diverse posizioni nell'azienda. Non c'è equilibrio tra lavoro e altro. Non c'è tempo per recuperare. Non c'è tempo per riposare. La giustificazione più comune è che la posta in gioco è alta: queste persone investono completamente il loro tempo, il loro denaro e la loro energia mentale e fisica per creare un'azienda di successo.
Tuttavia, la maggior parte dei fondatori e dei titolari d'impresa non si rende conto che il modo in cui affrontano il lavoro in realtà li espone alla catastrofe.
Il burnout è infatti una delle cause del fallimento. Parlando di numeri, il 48% degli imprenditori soffre di burnout, con un ulteriore 32% che cade in depressione e un 56% che accusa stanchezza decisionale (Founder Burnout Rates Are High: What's the Solution?).
Se questo non è abbastanza allarmante, c'è di più: Il 30% delle startup fallisce a causa dello stato emotivo dei fondatori.
A livello personale, il burnout cognitivo può portare a un declino della salute, delle relazioni interpersonali e a una diminuzione del senso dello scopo. I leader possono mettere in dubbio le proprie capacità, con conseguente calo della fiducia in sé stessi. I membri del team possono sentirsi demotivati e ricorrere al "quiet quitting" (dimissioni silenziose), all'assenteismo o al cambio di lavoro. Come sottolinea Daniel Goleman in "Intelligenza emotiva", l'autoconsapevolezza è una componente fondamentale dell'intelligenza emotiva, che è essenziale per tutti. La sua mancanza, come nel caso del burnout, può compromettere gravemente le relazioni e l'efficacia del leader.
Gli impatti sulla sfera fisiologica non sono trascurabili. Lo stress cronico e il burnout possono portare a problemi cardiovascolari, gastrointestinali, tensione e dolore muscolare, disturbi del sonno e altro ancora.
Purtroppo, può andare oltre. Il burnout può essere la causa di suicidio, soprattutto quando è aggravato da altri fattori come le condizioni di salute mentale (come la depressione o l'ansia). Durante la pandemia legata alla diffusione del COVID-19, la categoria degli operatori sanitari è stata sottoposta a stress e pressioni incredibili, con conseguente aumento del rischio di suicidio (Suicide in Healthcare Workers: Determinants, Challenges, and the Impact of COVID-19).
Se facciamo uno zoom out, gli impatti sono di più ampia portata. Il burnout cognitivo può compromettere la capacità di giudizio, ridurre l'empatia e diminuire la capacità di ispirare e motivare i team. Può, quindi, venirsi a creare un effetto a catena, che impatta negativamente il morale e la produttività dei team. A livello organizzativo, si traduce in danni alla reputazione e persino in perdite finanziarie e fallimenti.
In "Good to Great", Jim Collins sottolinea la necessità che i leader siano una fonte di energia per i loro team. Il burnout, invece, trasforma i leader in un pozzo vuoto di energia.
Se le mie parole non sono sufficienti, potete apprendere dalle esperienze di chi ci è passato. Nel suo libro "Lost and Founder" e in varie interviste, Rand Fishkin, il fondatore dell'azienda SEO Moz, ha parlato apertamente dei suoi problemi di depressione e di come la pressione e il burnout abbiano influito sul suo processo decisionale e sulla sua leadership in Moz. Danielle Morrill, cofondatrice e CEO di Mattermark, ha scritto apertamente della sua esperienza di burnout in un post sul blog intitolato "Quando sei il CEO, tutto è colpa tua". Justin Kan, noto per essere stato cofondatore delle piattaforme di video live Justin.tv e Twitch e della startup di tecnologia legale Atrium, ha spesso parlato dell'importanza della salute mentale e di come ignorarla possa portare a gravi conseguenze.
È essenziale aggiungere che ogni persona ha un diverso livello di resistenza mentale e fisica al burnout. Conosco persone che possono lavorare quasi 24 ore su 24, 7 giorni su 7, senza prestare molta attenzione a nient'altro: famiglia, amici, sé stessi. Altri sentono il bisogno di una pausa con maggiore frequenza.
Cosa si può fare quando si sente il burnout?
"Possiamo letteralmente dormire per arrivare in cima" - Arianna Huffington.
La citazione proviene da un famoso TED Talk intitolato "Come avere successo? Dormi di più" (How to succeed? Get more sleep). Facciamo un po' di chiarezza.
Arianna Huffington è la fondatrice dell'Huffington Post e una delle persone più seguite su LinkedIn. È stata molto esplicita riguardo al suo collasso per esaurimento e privazione del sonno nel 2007, due anni dopo aver fondato l'Huffington Post. Questo incidente l'ha convinta a rivalutare il suo equilibrio tra vita e lavoro, portandola a scrivere il libro "The Sleep Revolution" e a fondare Thrive Global, un'azienda che si occupa di salute e benessere.
Se dormire di più (e meglio) o riposarvi non è quello che cercate, ecco un elenco di altre cose che potete fare per guarire dal burnout.
Prima di tutto, come sempre, è necessario acquisire autoconsapevolezza. Riconoscete tempestivamente i segni del burnout e valutate regolarmente il vostro stato mentale ed emotivo.
In secondo luogo, si può pensare di condividere e delegare i compiti. Gli effetti positivi saranno doppi: da un lato, si riduce il carico di lavoro. Dall'altro, si responsabilizzano i membri del team.
È anche possibile stabilire dei limiti, bilanciando in modo più efficace la vita professionale e quella personale. A livello individuale, può significare mettere da parte del tempo per il già citato riposo, per attività fisica o per hobby che contribuiscono a trovare nuovo vigore (io mi immergo nella musica o nelle letture). A livello organizzativo, significa sostenere politiche che promuovano l'equilibrio tra lavoro e vita privata e riconoscere l'importanza della forma mentale.
Parlando della cura di sé, meditazione, respirazione profonda e mindfulness possono aiutare a gestire lo stress. Vi invito a leggere il libro di Daniel Goleman e Richard Davidson, "La meditazione come cura", per scoprire gli esiti delle prove scientifiche sugli effetti positivi della meditazione.
Un supporto professionale può indubbiamente favorire il recupero dal burnout. Ad esempio, il coaching può fornirvi nuove prospettive e strategie di gestione e recupero del burnout. Se ne avete bisogno, posso consigliarvi un ottimo coach.
Potete fare di più: entrare a far parte di un network di pari può essere un potente antidoto al burnout, offrendo un senso di comunità, la condivisione di esperienze e sostegno reciproco. Se siete interessati a questo approccio, scrivetemi un'e-mail (stefano@masteryoursea.com) e restate sintonizzati. Scriverò ancora su questo argomento.
Conclusioni
Essere il fondatore di una startup, il proprietario di un'azienda, l'amministratore delegato di una compagnia o il leader di un team non significa necessariamente dover soffrire di burnout.
Come ha scritto Brené Brown in "Dare to Lead", "i leader devono investire una quantità ragionevole di tempo per occuparsi delle paure e dei sentimenti o sprecare una quantità irragionevole di tempo cercando di gestire comportamenti inefficaci e improduttivi".
Ciò significa che affrontare il burnout implica gestire le emozioni in modo proattivo.
La comprensione delle cause e l'attuazione di strategie efficaci possono migliorare la capacità dei leader di guidare con vigore ed empatia.
I veri Masters of the Sea sanno che la leadership consiste nel governare la nave e nell'assicurarsi che il capitano stia bene e sia in grado di guidare il viaggio.
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